Il 10 giugno ’24, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha annunciato lo scioglimento anticipato dell’Assemblea Nazionale. Questo avviene all’indomani della fine delle votazioni per il Parlamento europeo che, in Francia, hanno visto la vittoria del partito di destra del giovane Jordan Bardella e Marine Le Pen, già sfidante di Macron alle elezioni del 2022 per la corsa alla presidenza.
Il partito di opposizione Rassemblement National, fondato dal padre della Le Pen, ha ottenuto poco meno del 32% dei consensi alle elezioni europee, rispetto al circa15% del partito di sinistra dell’attuale presidente, il Renaissance, e al 15% ca. del partito Besoin d’Europe, del gruppo liberale Renew Europe.
Per questo, l’inquilino dell’Eliseo ha deciso di sciogliere il parlamento e far tornare i francesi ai seggi elettorali tra fine giugno e inizio luglio per le elezioni legislative anticipate. Elezioni legislative che, come per le future elezioni presidenziali, si sarebbero dovute tenere nel 2027.
Non sarà la posizione di Macron ad essere messa in discussione, dunque; bensì la camera bassa francese. Anche le decisioni sulla politica estera rimarranno identiche ad ora, essendo in mano al presidente.
Se queste elezioni anticipate dovessero effettivamente dare il risultato che molti annunciano – vittoria per il partito della Le Pen -, il primo ministro e il presidente potrebbero appartenere a schieramenti politici opposti, contrariamente ad ora che il ruolo di capo del governo è rivestito da Gabriel Attal del partito di Macron. Tutto concesso che, effettivamente, il partito della Le Pen vinca, cosa non scontata dato anche il forte senso di timore che, specialmente in questo periodo, si vuole imporre verso tutti i partiti di destra (siano essi etichettabili a buona ragione come “estremisti” o meno).
È anche vero che il potere ottenuto dalle sinistre in tutto il continente europeo in questi anni sta facendo sentire troppo il suo giogo e qualcuno inizia ad esserne sazio. Come spesso accade, l’aria politica va fatta ricircolare, indipendentemente da promesse politiche e risultati ottenuti, gli elettori hanno bisogno di nuovi stimoli. Questa ipotesi viene in parte avvalorata anche dal risultato elettorale alle europee di quest’anno, nonostante non ci siano stati stravolgimenti così esagerati in termini di percentuali da suggerire un cambio di rotta nella volontà collettiva.
Quest’azione da parte del presidente potrebbe semplicemente avere un’azione di scarica-barile, dopo le numerose proteste svoltesi in Francia nell’ultimo anno e mezzo. L’Assemblea nazionale e il presidente, infatti, non hanno riscosso grandi favori da parte delle masse che più volte del solito si sono radunate a protestare nelle piazze, anche a suon di trattori. Con la scusa dell’avere un esponente dell’opposizione come primo ministro, Macron ed il suo partito sarebbero anche “giustificati” qualora non riuscissero a completare tutte le loro promesse elettorali (causa opposizione appunto).
Inoltre, nonostante non capiti spesso, una simile azione era già stata intrapresa solo nel ‘97, senza elezioni europee di mezzo, sempre a causa dell’impopolarità del governo in carica.
Un po’ come accade in Italia, quando i nodi stanno per venire al pettine i governi vengono smantellati e ricostituiti nel giro di pochissimo. Nulla di differente rispetto all’ambito finanziario, quando una compagnia o una società cambiano nome e struttura gerarchica per sfuggire a possibili incidenti di percorso.