La 6a generazione di caccia è tra noi (non in Occidente)

I progetti per gli aerei da caccia di sesta generazione stanno prendendo sempre più spazio nel panorama della Difesa.

Ad oggi, la definizione di 6ª generazione per i caccia è nebulosa. Non essendo ancora disponibili informazioni ufficiali su modelli esistenti, è impossibile generalizzare una definizione per delineare le caratteristiche di questi velivoli. Un’idea di base è data dagli attuali caccia di 5ª generazione, le cui capacità verranno spinte al limite. La supercrociera, ad esempio, sarà una prerogativa da far fruttare e coniugare anche in regime supersonico “alto” (3÷4 Mach). Ciò sarà possibile grazie anche a motori a ciclo variabile. La bassa rilevabilità del velivolo – la sua capacità stealth – dovrà essere ulteriormente sviluppata per penetrare lo spazio aereo nemico riducendo la possibilità di essere rilevati e/o per ridurre la possibilità di essere intercettati da parte di altri caccia. Dovranno essere incrementate inoltre le capacità net-centriche (data-fusion, capacità D2D e C3) e quelle relative alla guerra elettronica, oltre ad un’avanzata simbiosi tra macchina e pilota (conoscenza del campo di battaglia totale, schermi digitali touch con condensazione delle informazioni, display integrato nel casco con visione a 360º dell’esterno).

Vi sono poi le capacità che potrebbero essere quelle peculiari della 6 ª generazione:

  • Intelligenza artificiale;
  • Controllo da remoto e avanzate capacità autonome;
  • Controllo di droni “loyal-wingman” e altri caccia;
  • Armi ad energia diretta;
  • Capacità di volo sub-orbitali;
  • Velocità prossime a quelle ipersoniche.

Alla fine degli anni ’90 furono Lockheed Martin e Boeing a definire la 5ª generazione di caccia essendo i primi a produrre un simile velivolo, mentre la corsa per definire la 6ª generazione è ancora in corso.

Fino al 2024 di questi nuovi caccia si era parlato solo a livello teorico, mostrando modelli e render delle forme e delle caratteristiche che presumibilmente avranno.

Il 26 dicembre ‘24, all’anniversario della nascita di Mao Zedong, un velivolo sconosciuto è stato ripreso amatorialmente nei cieli di Chengdu. L’aereo, in volo di prova con il carrello estratto e a bassa velocità, è stato scortato da un caccia J-20S (versione biposto del caccia stealth di 5ª gen. J-20) di nuova fabbricazione.

@Binkov via youtube.com

Il nuovo velivolo, verosimilmente sviluppato dalla Chengdu Aircraft Corporation (come il J-20), con design a diamante è privo di superfici verticali e di superfici di controllo separate dall’ala portante. L’ala a doppio delta è fusa con la fusoliera che, vista dal basso, ricorda nelle forme quella del J-20 (e ancora più quella dell’F-22 Raptor statunitense). Questo design, con ali a basso rapporto d’aspetto, permette una stabilità rilassata dell’aereo per accentuarne la manovrabilità, nonostante le difficoltà nel controllare simili design. La superficie alare è notevole, se paragonata a quella del J-20S di scorta. Un design senza superfici di controllo verticali, o quantomeno inclinate, è sempre stato appannaggio dei bombardieri puri o droni con elevate capacità di bassa osservabilità. Nel video condiviso sui social si notano anche quattro aero-freni /flap a spacco nella zona più esterna dell’ala (similari a quelli del bombardiere B-2 Spirit statunitense). Il carrello è a triciclo: presenta una coppia di ruote affiancate all’anteriore, mentre ai carrelli posteriori sono presenti due ruote in tandem (configurazione simile a quella del caccia-bombardiere supersonico russo SU-34 FullBack).

@EurasiaNaval via youtube.com

Un’altra peculiarità del modello in questione è data dalla configurazione del suo sistema propulsivo: nel video si nota una coppia di prese d’aria, una per lato, con forma a parallelogramma poste sotto la prima sezione a delta dell’ala (analoghe a quelle dell’F-22). Una terza presa d’aria, però, si troverebbe dietro l’abitacolo, tra il primo e secondo terzo dell’aereo. La forma di questa presa d’aria richiama quella ad “U” mostrata sul concept del russo SU-75 Checkmate, anche se posizionata nel semipiano opposto dell’aereo, con lo spigolo superiore proteso in avanti. Ciò fa presumere la presenza di tre motori a bordo. Alcune speculazioni ipotizzano si tratti di tre turbo-ventola WS-10C di produzione nazionale, presenti anche sul J-20 in sostituzione ai Saturn AL-31 russi. Le possibili motivazioni a questa soluzione sarebbero:

  • Potenza prodotta limitata rispetto alle caratteristiche richieste dal progetto;
  • Richiesta di energia elettrica sensibilmente più elevata rispetto agli aerei precedenti;
  • Propulsione ibrida;
  • Diversa ottimizzazione per diversi regimi di volo (motori non a ciclo variabile);
  • Prestazioni di velocità massima e peso eccezionali.
@Binkov via youtube.com

In alternativa, il nuovo aereo potrebbe essere dotato di due motori turbo-ventola convenzionali, per volo atmosferico, e un motore per volo sub-orbitale, prossimo a 100 km di quota (in corrispondenza della linea di Kármán). Questa ipotesi è avvalorata da: dichiarazioni pubbliche rilasciate dalla corporazione dell’industria dell’aviazione cinese (AVIC) durante le fiere su modelli di nuova generazione in fase di sviluppo; e dal test di volo riuscito del drone ipersonico MD-22 con capacità di volo ad altitudine “near-space”, dotato di un propulsore in grado di portarlo a 6÷7 Mach. Al contrario, le altre ipotesi sono avvalorate dal concept di un aereo pilotato senza coda presentato durante il China Airshow 2022 a Zhuhai, che presentava un componente in posizione centrale differente per forme e dimensioni dai turbo-ventola rappresentati sul modello (richiamando piuttosto un compressore centrifugo o un motore di altra natura). È altresì possibile che quel concept presentasse semplicemente una generosa unità di potenza ausiliaria (APU) e non prevedesse un terzo motore che necessitasse di una vera e propria presa d’aria dedicata e di un terzo ugello.

L’espulsione dei gas combusti è schermata inferiormente da pannellatura riflettente, come avviene per i bombardieri e prototipi statunitensi con elevate capacità stealth (come B-2 e YF-23). Ciò riduce notevolmente la tracciabilità termica del velivolo specialmente durante fasi di volo ad alta quota.

Più certe sono le stime sulle dimensioni grazie al confronto con il J-20S che lo affiancava: l’aereo sarebbe una volta e mezzo più grande del J-20 con quasi 30 metri di lunghezza e 20 metri di apertura alare. Anche il peso al decollo sarebbe ben più importante (questo spiegherebbe la configurazione del carrello d’atterraggio e motiverebbe la necessità di 3 motori identici).

@Binkov via youtube.com

Un’altra caratteristica potrebbe essere la presenza di una cabina di pilotaggio doppia per pilota e operatore dei sistemi d’arma, eventualmente con posti affiancati data la larghezza del muso.

Il vano armi, con una configurazione simile a quella del J-20, è ampio ed esteso: la fusoliera nella zona del vano è larga 4 metri circa, mentre il vano è lungo 6 metri circa. Comparandolo con quello del J-20 e relativamente all’aereo, il velivolo sarebbe in grado di ospitare al suo interno missili da crociera stand-off per attacco al suolo/antinave e missili aria-aria beyond-visual-range con raggio d’azione superiore a 400 km.

@Binkov via youtube.com

L’aereo presenta anche due “finestrelle” ai lati del muso, nel semispazio inferiore della fusoliera, per ospitare la sensoristica. Queste sono sempre più presenti nei caccia di 5ª generazione e potrebbero ospitare sensoristica opto-elettronica e radio (come sul Sukhoi SU-57 Felon) per raccolta dati e puntamento.

La comparsa di quest’aereo, oltre al concept esposto a Zhuhai, non era un totale segreto: ad ottobre del 2021, alcune immagine satellitari alla fabbrica della CAC avevano mostrato il profilo di un aereo senza coda sovrapponibile a quello dell’aereo in questione.

Date le elevate dimensioni del prototipo, la superficie alare estesa, la presunta capacità di volo ad altissima quota (anche munito di “soli” tre motori convenzionali), il vano armi voluminoso e le spiccate caratteristiche stealth farebbero optare per un bombardiere tattico o un caccia-bombardiere, più che un caccia multiruolo, magari con capacità di ricognizione. Ciò rientrerebbe nei progetti divulgati dal Comando Combattimento Aereo cinese per un nuovo bombardiere tattico di 5ª generazione identificato come JH-XX (designato ufficialmente come “J-36” dalla CAC dopo il volo del 26 dicembre).

Le richieste progettuali per tale velivolo e il confronto con il J-20 indicherebbero un raggio operativo senza rifornimento in volo di 3.000 km e un carico utile di 50 ton.

Il giorno seguente al volo del JH-XX, il 27 dicembre, un altro velivolo sconosciuto senza coda è stato ripreso nei cieli della Cina continentale. Questa volta il volo si è svolto a Shenyang, presso la Shenyang Aircraft Corporation, scortato da quello che sembrerebbe un J-16, caccia nazionale biposto derivato dalla famiglia dei Flanker russi, prodotto dalla stessa SAC.

via theaviationist.com

Quest’altro aereo è più probabilmente il prototipo di un caccia pilotato, date le sue dimensioni inferiori rispetto al precedente (seppur leggermente superiori a quelle dell’aereo scorta). La forma del velivolo è relativamente più familiare, anche se non convenzionale: il profilo in pianta ricorda alcuni dei primi render del progetto BAE Systems Tempest con un’ala a delta spezzata; mentre il profilo laterale richiama alcuni droni collaborativi in fase di sviluppo, come il Boeing MQ-28. Anche per questo velivolo è stato selezionato un design ad ala volante: senza impennaggi verticali o piani di coda disgiunti dall’ala portante.

Nonostante i video circolanti in rete siano più brevi e di qualità inferiore rispetto a quelli del J-36, si notano due ugelli separati da una protuberanza (come accade per molti Flanker russi). La loro forma a punta richiama gli ugelli direzionali 2D dello statunitense F-22 o quello singolo e fisso del drone XQ-58 Valkyrie. Al contrario, l’alimentazione dei motori non è chiaramente visibile: potrebbe essere affidata ad una coppia di prese d’aria del tipo Diverterless Supersonic Inlet (analoghe a quelle di F-35 Lightning II, Chengdu J-10 e J-20) o una singola a “U” nel semipiano inferiore dell’aereo (analoga a quella del concept SU-75).

È quasi impossibile determinare se l’aeromobile sia dotato di cabina di pilotaggio.

Questo velivolo farebbe presumere una migliore manovrabilità e rapidità data la mole ridotta, se confrontato con il J-36. Inoltre, alcuni lucidi relativi agli studi in galleria del vento di un modello simile vennero diffusi nel 2022 in merito al programma di sviluppo per il caccia di nuova generazione cinese. Per queste ragioni sarebbe questo prototipo a rientrare sotto il programma per il caccia di 6ª generazione, identificato come J-XD, in sviluppo per conto del governo cinese.

@RupprechtDeino via X

Sia che si tratti di prototipi per modelli seriali o dimostratori tecnologici, è chiaro che CAC e SAC abbiano conoscenze elevate in merito a tecnologie di bassa osservabilità (grazie al J-20 e al J-35 rispettivamente) e siano riusciti a programmare controlli per design ad ala-volante notoriamente complicati da rendere sfruttabili per via della loro intrinseca instabilità.

Per quanto riguarda il J-36, la Cina potrebbe aver imparato dal conflitto in Ucraini l’importanza di vettori con buona autonomia per pesanti missili in grado di colpire obiettivi sensibili del nemico in profondità e oltre il suo campo visivo con, al contempo, la necessità di preservare il velivolo con caratteristiche quali alta velocità, quota operativa elevata e/o capacità stealth.

Il secondo prototipo, che si tratti di un drone collaborativo per lo stesso J-36 (o per altri caccia) o di un caccia pilotato di 6ª generazione, fa delle caratteristiche di bassa osservabilità uno dei suoi punti forti. Così come per la dottrina statunitense, anche i cinesi sembrano preferire la possibilità di colpire il nemico prima o senza che questi possa vedere loro.

È infine divertente osservare come questi due velivoli non assomiglino minimante al concept “White Emperor B” (presentato al Zhuhai Air Show 2024 poche settimane prima). Forse solo la livrea del J-36 potrebbe richiamare quella del modello esposto alla fiera. Tutti e tre, però, hanno tratti in comune con i futuribili modelli presenti nella saga di Ace Combat, i quali risultano sempre più plausibili e meno fantasiosi.


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